In questo post, vi voglio spiegare il perché nelle mie ricette trovate spessissimo lo scalogno.
Lo scalogno è, infatti, un incrocio tra cipolla e aglio. Prende così i pregi dei due ortaggi, racchiudendo in un unico ortaggio una delicatezza decisa senza pari.
Di solito, è un po' più piccolo della cipolla e spesso è composto da più piccoli bulbi uniti in un bulbo unico poco più grande, è leggermente più affusolato della cipolla e ha un colore più scuro.
Gli scalogni si trovano tutto l’anno, ma sono particolarmente buoni in estate. Non sono facilmente reperibili ovunque, nel qual caso possono essere sostituiti con le cipolle bionde.
Le varietà più diffuse sui nostri mercati sono quella francese, solitamente più grande e dolce, e lo scalogno di Romagna IGP, prodotto secondo un rigido disciplinare in alcune province di Forlì, Ravenna e Bologna. Questa varietà è più piccola e di sapore più intenso.
Le varietà più diffuse sui nostri mercati sono quella francese, solitamente più grande e dolce, e lo scalogno di Romagna IGP, prodotto secondo un rigido disciplinare in alcune province di Forlì, Ravenna e Bologna. Questa varietà è più piccola e di sapore più intenso.
Gli scalogni sono ricchi di sodio, potassio, calcio, fosforo, selenio, silicio. Hanno proprietà diuretiche, antibatteriche e favoriscono la digestione. Contengono anche vitamina C.
Lo scalogno ha anche una storia molto interessante.
Si ritiene che questo ortaggio abbia origine da Ascalon (Ascalone, Castello di Giudea), città dell’antica Palestina da cui il prodotto pare tragga anche il proprio nome scientifico (Allium Ascalonicum). La sua coltivazione è nota da almeno 3000 anni ed era già in uso presso i popoli romani.
Secondo alcuni studiosi, lo scalogno sarebbe stato portato in Europa dai popoli che migrarono dal Medio Oriente, tra cui le popolazioni celtiche. Infatti, il termine allium è una parola celtica che significa “bruciante”. Menzionato sin dai tempi antichi - celebri le citazioni di Ovidio e Boccaccio - lo scalogno è quindi protagonista di una storia plurimillenaria, contadina e rurale: nel Liber de Coquina redatto nel XIII sec. presso la corte angioina a Napoli, è indicato come condimento ideale per carni e quale succedaneo di cipolla, porro ed aglio.
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